martedì 21 maggio 2024

La leggenda del cacciatore di aquile

Titolo:
 La leggenda del cacciatore di aquile
Titolo in lingua: 射鵰英雄傳
Autore: Jin Yong
Editore: Oscar Mondadori
Prezzo: cartaceo 18,00 €, ebook 9,99 €





Ho scelto di leggere questo libro perché è fra i libri preferiti di mio marito, di origine taiwanese. Avevamo preso il secondo volume per primo e poi il primo volume perché era troppo gasato all'idea che questo autore fosse stato tradotto in italiano.

Prima di cominciare vi mollo la trama striminzita, o almeno ci provo:
I Jin e i Song si fanno la guerra. Le mogli di due Song sono costrette a fuggire mentre i mariti si battono contro i Jin. Una partorisce in Mongolia il ragazzo più stupido ma buono del mondo, Guo Jin che crescerà con i figli di Gengis Khan. L'altra è costretta a partorire il figlio, Yang Kang, fra i Jin.
Un monaco taoista (che conosceva i padri dei ragazzi) fa una scommessa con sette maestri di arti marziali su chi crescerà il migliore allievo. I due ragazzi dovranno battersi raggiunta la maggiore età.
Nel frattempo la guerra va avanti.

Questo libro è considerato il Signore degli anelli cinese e a giusto titolo! Ma non è un fantasy come lo intendiamo noi, è più un "cappa e spada", un libro sulle arti marziali. Per la precisione lo possiamo considerare come il padre del genere wuxia moderno. Cos'è il wuxia? Io me la sbologno mettendo la pagina wikipedia: Wuxia
In parole povere: hai presente quei film di arti marziali in cui volano e muoiono se gli toccano il naso? Tipo La foresta dei pugnali volanti? Ecco.

Non vado a raccontare quando, né come è nato La leggenda del cacciatore di aquile, anche qui metto la pagina wiki in inglese (che in italiano non c'è).
Giusto per avere un'idea generale: è nato a fine anni '50 a puntate su un giornale di Hong Kong.

Ok, premesse finite. Mi è piaciuto? Sì, molto, ma ho delle considerazioni da fare sulla versione italiana.
Nice
Prima però ci tengo a dire perché mi è piaciuto. La trama è articolata e i personaggi accattivanti. Si capisce subito il perché è definito il Signore degli anelli cinese. 
Il protagonista Guo Jin è un idiota, lo sanno tutti: i suoi maestri chiamati I Sette Balordi del Sud, lo sa lui, lo sa Gengis Khan. Ma compensa con il suo cuore d'oro. È tanto scemo quanto buono e la sua bontà lo aiuterà a cavarsela in molte situazioni.

«Pazienza se è un po' tonto»

La leggenda del cacciatore di aquile parla di lui e del doppio patto che lega la sua vita a quella di Yang Kang. Il primo patto è fra i padri che si sono promessi che se i figli fossero nati maschio e femmina si sarebbero sposati, se invece fossero stati entrambi maschi o entrambe femmine allora sarebbero diventati fratelli/sorelle giurati. Il secondo è fra i maestri: i Sette Balordi del Sud per Guo Jin e Qiu Chuji, un grande monaco taoista, per Yang Kang.

«Fra diciotto anni, ci ritroveremo alla taverna degli Immortali ubriachi di Jiaxing, e inviteremo a banchetto i più grandi cavalieri erranti. Dopo aver mangiato e bevuto a sazietà, faremo combattere i due ragazzi, e vedremo se a prevalere sarà il mio discepolo o il vostro.»

Guo Jin cresce nella corte di Temujin, Gengis Khan, assieme al figlio minore di quest'ultimo, con cui diventa fratello giurato. Cresce nella cultura e nei costumi dei mongoli, ma dalla madre impara anche la lingua cinese.


«Bambino, ti chiami Guo? E sei un cinese, non un mongolo?!».
«Esatto» risposte Guo Jin.
«Come si chiama la tua mamma?» lo incalzò Ke Zhen'e entusiasta.
«Si chiama mamma.»

E Yang Kang? Lui lo incontriamo alla fine del libro, non sa di essere di discendenza Song ed è stato adottato da un principe Jin. Oltre al danno, la beffa: è una merda. Viziato da far schifo, con un senso morale discutibile. Lui e Guo Jin faranno a botte senza sapere i vari patti che li legano (e Guo Jin le prende). Una svolta che mi è piaciuta tantissimo. Fin dall'inizio viene creata la base per una relazione solida, fondata sull'onore dei padri e i valori delle arti marziali e alla fine, tiè! Faccio di quello che dovrebbe essere il tuo migliore amico per la pelle una merdaccia. Adoro.

Ho adorato anche gli antagonisti, in particolare Mei Chaofeng, nelle ultime pagine si scopre la sua storia. Piccola parentesi: adesso so perché negli anime e nei mangia i cattivi scelgono sempre momenti discutibili per raccontare la loro vita. Mei alla fine del libro, mentre tiene Guo Jin in una stretta, gli racconta morte e miracoli suoi. E Guo Jin, che potrebbe liberarsi mentre lei è distratta, che fa? Sta buono ad ascoltarla perché se no sarebbe maleducato. Guo Jin, se non sei ancora morto è perché il cielo te ama.

Mei Chaofeng reggeva la frusta in una mano, mentre l'altra era abbandonata lungo il fianco. Le unghie affilate mandavano riflessi metallici. Sembrava una statua di pietra, perfettamente immobile con la lunga frusta argentea attorcigliata come un pitone.

Non mi dilungo troppo se no racconto tutta la storia che è bella lunga.
È da notare che non è un libro semplice. Oltre al fatto che è stato scritto più di 50 anni fa, e quindi c'è da tenere in considerazione il periodo e il luogo in cui è stato scritto, bisogna soprattutto ricordarsi che è un libro che è nato "a puntate". Dalla mia esperienza con questo genere di libri, non sono mai semplicissimi da leggere, perché scrivendo a puntate bisogna rendere la trama di ogni episodio interessante. 

Ma ora buttiamoci a parlare dell'edizione italiana.
Edizione tradotta da Alessandra Pezza a cura di Patrizia Liberati e Silvia Pozzi.

Partirei dalla traduzione
Dico subito che io il cinese non lo so. Lo sto studiando per poter parlare con i miei suoceri. Grammaticalmente lo trovo più semplice di altre lingue che conosco (*coff*grammaticagiapponesequellastronzamaledetta*coff*), parlato? Una tortura. Ho già chiamato mia suocera "cavallo" al posto di "mamma", meno male che è una donna intelligente e si è messa a ridere. Continuo a non sentire la differenza fra cavallo e mamma, entrambi mi sembrano lo stesso "Ma".
Quindi lungi da me dire come va tradotto un libro scritto in cinese negli anni '50 ad Hong Kong e adattarlo per un pubblico italiano. Sicuramente non è un impresa semplice e la scelta di tradurlo direttamente dal cinese e non dall'inglese è stato il fattore che mi ha portato a scegliere di leggerlo in italiano. 

Purtroppo però ho trovato la traduzione veramente pesante. Non sono una traduttrice, ma da lettrice ho avuto molti momenti in cui mi sono lamentata con mio marito perché si vedeva che la traduzione rendeva frasi e scene difficili da capire ed eccessivamente pesanti.
Essendo un libro sulle arti marziali ci sono molte mosse con nomi poetici e, conoscendo quel poco di lingua cinese e cultura che so, so benissimo che è una lingua che volendo con 5 ideogrammi ti fa una frase che per noi diventa chilometrica. E qui sta la maestria del traduttore (e del curatore) nel rendere la traduzione fluida e leggibile. Se vuol dire mettere note a piè di pagina (VI SCONGIURO METTETE LE NOTE A PIÈ DI PAGINA! Che a fine capitolo danno solo fastidio) per dare al lettore spiegazioni in più, così sia. 

So che i nomi di questo libro sono molto importanti. Dagli ideogrammi di un nome si può capire lo stile di combattimento e il carattere di un personaggio. Tanti hanno soprannomi, come i Sette Balordi del Sud (Ke Zhen'e è conosciuto anche come Pipistrello che Solca i Cieli) o i monaci taoisti che hanno il loro nome taoista (Qiu Chuji è conosciuto come Eterna Primavera). Però ecco, quando ho letto Fratello Mascalzone e Sorella Malandrina il brividino di schifo mi è venuto. Non so in lingua cinese come si riferiscano fra loro Mei Chaofeng e Chen Xuanfeng, aspetta, non è vero, lo so. Perché ho chiesto a mio marito. 

Mei Chaofeng (Sorella Malandrina) viene chiamata dal marito 賊婆娘 Zei Poniang.
Chen Xuanfeng (Fratello Mascalzone) viene chiamato dalla moglie 賊漢子 Zei Hanzi.
Chi conosce il cinese ha già capito dove voglio andare a parare. Chi non lo sa, tranquilli, ho appena finito la mia mini lezione di cinese privata per aiutarvi a capire.
賊 Zei vuol dire "Ladro" e lo troviamo in entrami i nomi (dato che hanno rubato un importante tomo al loro maestro).
婆娘 Poniang è un dispregiativo che si usa con le donne di 40/50 anni. Tipo "ziaccia", "vecchia", un po' l'equivalente di 婆 Baba in Giapponese. Come quando negli anime si arrabbiano e dicono "KONO BABA!" " 'STA VECCHIA!"
漢子 Hanzi non è un dispregiativo, indica un signore sulla quarantina.
Io, sinceramente, me li sono tradotti come 賊婆娘 Zei Poniang = Vecchia Ladra e 賊漢子 Zei Hanzi = Signor Ladro.
Non solo non c'entrano NIENTE con Fratello Mascalzone e Sorella Malandrina, ma mio marito mi ha anche fatto notare che questi soprannomi fanno vedere il livello di rispetto reciproco che hanno i personaggi.
Chen Xuanfeng usa un dispregiativo per la compagna mentre Mei Chaofeng usa un termine che comunque porta rispetto.
Cosa cazzo c'entrano "Fratello" e "Sorella" e da dove spuntano "Mascalzone" e "Malandrina"?!
Io non riuscivo a leggerlo, mi sapeva di sconcio quasi, e sentirli chiamare in questo modo in pieno combattimento, con lei accecata e lui preoccupato, non fa un bell'effetto.


Altro punto che non ho capito né apprezzato è stata la scelta di cosa tradurre e cosa no.
In questo libro i personaggi fanno spesso uso di energie interne, tecniche di respirazione.... 
Presumo che chi andrà a scegliere questo libro un minimo di base su concetti come il Qi ce l'ha. Data principalmente da anime e manga.
Io voglio capire perché il Qi è stato tradotto con "energia interna" e invece neigong è stato lasciato senza alcuna spiegazione chiara di cosa possa essere. 

Dire che il Qi sia energia interna non è sbagliato, ma non è corretto. È un concetto complesso che chi bazzica nel mondo dei fumetti orientali, più o meno ha afferrato. A parer mio non serve tradurlo, anche perché fra Qi ed energia interna c'è una parola in più e le frasi sono già lunghe di loro.
E se mi traduci Qi allora mi traduci anche neigong e shifu. Shifu si capisce dal testo che vuol dire "maestro", ma allora perché non è stato tradotto come maestro? Non sarà corretto al 100%, ma nemmeno "energia interna" è corretto al 100%. E a quel punto mi traduci neigong con "forza interna", tipo.
Cos'è il neigong? Per citare Guo Jin: "non ne ho idea". Io sono arrivata alla conclusione che in questo libro sia un mix di tecniche di respirazione e controllo dello spirito. Qui la pagina wiki.

«Non ho idea di cosa sia il neigong, davvero» rispose Guo Jin. «Mi ha insegnato a respirare lentamente da seduto, senza pensare a niente se non a come muovere il respiro in alto e in basso all'interno della pancia. All'inizio non ci riuscivo, ma negli ultimi tempi è come se sentissi un topolino caldo che mi saltella su e giù dentro il corpo, è buffo.»

Spiegare? No, cercati le info da sol*
Altra cosa che non mi è piaciuta è la mancanza di spiegazioni.
Io non ho conoscenze sulla storia cinese, al di fuori di quello che ho imparato a scuola o su cui mi sono documentata da sola.
Questo libro si basa su fatti storici reali, tanti dei suoi personaggi sono figure storiche. 
Se non si ha una buona base sui fatti narrati molte cose possono passare come parte della trama fittizia. E non è sempre così. La guerra fra Song e Jin è un fatto realmente accaduto, non solo è interessante da sapere, dà un'idea del periodo storico in cui è settata la storia.
I personaggi della corte di Gengis Khan sono quasi tutti personaggi storici a partire dai figli.
Qiu Chuji è esistito davvero, come è esistito davvero L'Ordine della Completa Perfezione - e nel libro è solo segnata come  È una setta che è realmente esistita, Quanzhen jiao in cinese.
E chissà quanti altri!
Io tutto questo l'ho scoperto solo perché mi è stato detto prima e ogni tanto mi alzavo e andavo dal mio prof di cinese preferito a chiedere. 

Io avrei apprezzato davvero, ma davvero tanto un'introduzione sul collocamento storico scelto da Jin Yong. Perché per un sinofono può sembrare scontato, ma ricordiamoci che questa è un'edizione italiana. E in Italia, a meno che tu non vada a studiare cinese all'università, difficilmente ti parleranno della guerra Jin-Song della Cina.
Avrei voluto mooooolte più note esplicative sui personaggi. Soprattutto quelli storici, note in cui viene mostrato un pochino la loro storia e i loro successi. Anche solo due righe. E invece no. Dovevo intuire se qualcuno era un personaggio storico e andare a cercare su internet.
E sì, all'inizio c'è l'elenco dei personaggi e non nego di essere andata più volte a consultarlo, ma non sempre c'è scritto chi è una figura storica e chi no.

E anche perché no, un'introduzione veloce su Jin Yong e perché questa saga è così importante per il genere wuxia e la letteratura cinese moderna!
"E ma poi il libro diventa troppo lungo" E tagliamolo! Tanto finisce già con un taglio di merda, che vuoi che sia un taglio in più.
Ora, non so se il libro originale finisca nello stesso modo, ma in questa versione il finale a me non è piaciuto. Perché è un momento fighissimo: per una serie di motivi Guo Jin ha Mei Chaofeng sulle spalle e l'aiuta a combattere (ha perso l'uso delle gambe), intanto si fa fregare e le spiega i segreti del neigong. C'è tutta la scena che è una figata assurda, hai l'adrenalina a mille e finisce così:

Mei Chaofeng raggiunse con il braccio sinistro Hou Tonghai. Lui si ritrasse, ma lei tese la mano, lo prese e lo sollevò, mentre puntava gli artigli dell'altra mano alla sua testa. Immobilizzato e inerme, Hou Tonghai strillò: «Aiuto, aiuto! Mi arrendo!»

Dovessi descrivere la sensazione è come se stessi guardando Le Due Torri, e dopo che Gandalf arriva con il suo "All'alba guarda a Est" e stanno vincendo, sull'ultima scena la TV si spegne di botto.
Dimmi se non t'incazzi.

Altra cosa che avrei voluto, ma questa forse è più per me, è una mappa!
Una mappa forse fa troppo libro fantasy, non so, ma io l'avrei trovata molto comoda. Perché, di nuovo, per chi conosce questo mondo può sembrare scontato, ma non per altri.
E poi io sono dell'idea che quando si fa un libro di avventura in cui la gente va a destra e a manca, e i luoghi sono importanti per la trama (soprattutto se storico), una mappa aiuta molto il lettore a capire dove si svolge l'azione. Ma ripeto, questo probabilmente è un punto molto soggettivo.



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