Quando sono tornata in Italia a settembre mi sono data una missione: leggere più libri possibili perché pesano nella valigia. Dovevo solo scegliere quali.
Avrei voluto finire la saga dei Dannati, iniziare quella di Orfeo, leggere la mia copia di Fahrenheit 451 e ancora leggere Sotto la porta dei sussurri e Oscuri Talenti. Ma si sa, non si sceglie un libro da leggere, è il libro a scegliere te. Perché quando ho preso in mano questi tomi nessuno di loro ha fatto scattare l'interrutore della lettura. Nonostante in questo anno non smettessi di pensare solo a loro. E invece, l'unico libro che avevo che urlava nella mia testa per essere letto era un altro, che avevo comprato in coppia con un suo fratello per avere la borsa Adelphi in omaggio: Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson. Con mia totale meraviglia questo libro mi ha tolto il blocco del lettore e in un mese ho fatto scorpacciata di libri (nonostante abbia corso a destra e a manca per vedere gente e visitare posti).
Titolo in lingua: We Have Always Lived in the Castle
Autrice: Shirley Jackson
Edizione: Adelphi - 2020
“Merricat, disse Constance, tè e biscotti, presto vieni”.
“Fossi matta, sorellina, se ci vengo m’avveleni”.
“Merricat, disse Connie, non è ora di dormire? In eterno, al cimitero, sottoterra giù a marcire”.
Ho scelto questo libro per il titolo: intrigante, unico, lungo. Da un po' volevo ampliare la mia sezione horror e ho deciso di provare con la Jackson. Non sono rimasta delusa! Non è il classico libro dell'orrore con fantasmi, mostri e scene raccapriccianti. Qui i mostri e l'angoscia sono tutti umani.
La storia gira attorno alle due sorelle Costance e Merricat, la cui famiglia è stata uccisa; vivono nella casa di famiglia assieme allo zio malato, che si è salvato per miracolo. Costance è stata sospettata e poi scagionata, ma ormai il danno era fatto: l'intera comunità è convinta che sia lei l'assassina. E così vivono recluse, con Merricat che esce solo due volte a settimana a fare la spesa. Finché un giorno non arriva da loro il cugino Charles, che vuole prendere in mano la famiglia e rimettere le ragazze in società. La cosa non va giù a Merricat e le cose precipitano.
Inquietante, angosciante. È proprio Merricat a raccontare, e non è la narratrice più affidabile. Il libro fa intuire cosa sia successo alla famiglia, ma non viene mai data una spiegazione, viene lasciato tutto in mano al lettore che deve trarre le proprie conclusioni e sospetti. L'ho adorato.
Titolo in lingua: The Haunting of Hill House
Autrice: Shirley Jackson
Edizione: Adelphi - 2016
La casa era spregevole e Eleanor rabbrividì appena la vede. Il pensiero sgorgava libero e le diceva: Hill House è infame, è malata. Fuggi finché sei in tempo.
L'incubo di Hill House invece lo definirei un horror classico. Qui c'è una casa infestata, ma qui resta comunque la domanda: è infestata da dei fantasmi, o è proprio la casa ad essere il mostro? E anche qui la Jackson non da' una risposta, lascia che sia il lettore a decidere. Per me è entrambe: la casa è il mostro e di conseguenza chi vi muore ne diventa un fantasma.
Forse per un patito dell'horror questo libro non fa tanta paura, ma ad una fifona come me ha fatto paura. Ho avuto momenti in cui dovevo chiudere il libro e guardarmi attorno per ricordami che il mondo esterno ha il sole, che bello!
Qui la protagonista è Eleanor, una donna senza niente di speciale, che ha passato la vita ad accudire la madre e viene invitata a passare qualche giorno ad Hill House assieme ad altre persone, per indagare il paranormale. Decide di andare perché vuole vivere un'avventura e ne approfitta per re-inventarsi. E se all'inizio sembra quasi divertente ed elettrizzante, Eleanor vedrà piano piano perché questa casa è così angosciante.
La Jackson scrive in maniera stupenda! Ha uno stile elegantissimo, spiega ma non troppo, lascia che il lettore arrivi alle proprie conclusioni senza tenerlo per mano. È una qualità difficilissima da apprendere e lei è veramente brava.
Titolo in lingua: Sunrise on the Reaping
Autrice: Suzanne Collins
Edizione: Mondadori - 2025
Voglio essere come quell’uccello, quando sarò più grande. Una che dice tutto ciò che considera giusto, a qualunque costo.
Hunger Games è uno dei miei franchise preferiti e finora ho amato tutti i libri che sono usciti. Questo compreso. A dirla tutta un libro sulla mietitura di Haymitch mi incuriosiva, ma non ne vedevo l'importanza. Scema io.
Nonostante si sa già chi vince i giochi, lo svolgimento è stato incredibile. Vedere chi fosse Haymitch prima e durante i giochi, e vedere come è diventata la persone che abbiamo conosciuto nella prima trilogia spezza il cuore in modo terribile.
L'arena era fantastica, i "giocatori" pure, i colpi di scena non li ho visti arrivare nonostante, e mi ripeto, si sa prima ancora di leggere chi vince.
Autrice: Gaëlle Geniller
Edizione: Delcourt/Mirage - 2024
Il y a ceux qui dorment.
Il y a ceux qui rêvent.
Il y a ceux qui trouvent la nuit aussi claire que le jour.
Una graphic novel magnifica. Innanzitutto i disegni sono stupendi, e la storia non è da meno.
Parla di un padre e un figlio che vanno a vivere nella casa d'infanzia del padre. Il figlio passa le giornate ad esplorarla, cosa che il padre fa di notte, poiché soffre d'insonnia. Dentro ad un armadio trovano tre cornacchie che decidono di fargli compagnia. Ma nella casa non sembrano soli, delle strane ombre sembrano seguirli e guardarli dai quadri sulle pareti. E mentre provano a capire di chi si tratti, il padre si ritroverà a cercare risposte nella sua infanzia che sembra aver dimenticato.
A primo sguardo può sembrare una storia di paura ed è tutto tranne che un horror. È una storia fatta di tenerezza e ricordi.
Ho provato a cercare se sia stato pubblicato anche in Italia, ma purtroppo non ho trovato niente.





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